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La mistica caccia all'unicorno

TAPPA/7 – parte 3

A Fiera di Primiero è presente un’opera che raffigura la mistica caccia all’unicorno. L’opera, di autore ignoto (forse altoatesino), eseguita con una tecnica mista ad affresco, esprime una grande capacità narrativa, con gusto per il chiaro retaggio della pittura quattrocentesca e del gotico internazionale. Fino al restauro del 1995 questa rappresentazione, che unisce caratteri provenienti dalla mitologia classica con scene del cristianesimo, era stata nascosta dall’altare laterale dedicato all’Assunta poiché si era ritenuto opportuno, secondo i canoni religiosi rivisitati durante il Concilio di Trento (1545-1563), non permetterne la visione all’interno di un luogo sacro.

Bisogna considerare la centralità che in tutte le raffigurazioni di questo genere assume Massimiliano I, imperatore del Sacro Romano Impero, che voleva essere rappresentato tramite la figura dell’unicorno, simbolo di forza. Il dipinto presenta l’annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria simboleggiando, inoltre, l’incarnazione di Cristo e la sua morte in croce. Il protagonista del dipinto è l’unicorno che, rincorso dall’Arcangelo e dai suoi quattro cani trova rifugio nel grembo di Maria, fanciulla illibata e pura che secondo la tradizione è l’unica a poter accogliere la mistica creatura. L’ambiente circostante, definito “hortus conclusus”, rappresenta la forma tipica del giardino medievale, di piccole dimensioni e circondato da alte mura, generalmente legato a luoghi religiosi, come monasteri o conventi.

 

Il quadro è dominato dalla presenza di Maria che, vestita nobilmente, sta seduta su un soffice cuscino posto a terra. Ha gli occhi semichiusi, rivolti all’unicorno, mentre la colomba dello Spirito Santo punta verso il suo capo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”

L’unicorno, adagiato sulle gambe di Maria, è una creatura mitica, considerata impossibile da cacciare a causa della sua forza e velocità, secondo la leggenda, infatti, può essere domata soltanto da una ragazza vergine e pura. Questo animale simboleggia nell’opera il mistero dell’incarnazione secondo cui Maria porterà in grembo il figlio di Dio.

L’Arcangelo Gabriele presente nella parte bassa del dipinto, funge da messaggero di Dio padre, inviato per annunciare a Maria la sua futura gravidanza. È raffigurato con una lancia nella mano destra mentre con l’altra mano si porta alla bocca un corno da cui esce un cartiglio riportante la frase: “Ave gratia plena dominus tecum”. Gabriele tiene al guinzaglio anche i quattro levrieri che lo affiancano nella caccia all’unicorno (simboli delle quattro virtù cardinali: forza, sapienza, temperanza e giustizia)

Nella parte alta del quadro è rappresentata la figura di Dio Padre, dalla cui bocca vengono emessi i raggi che, passando anche per la figura di Gesù rappresentato bambino con la croce, arrivano al capo di Maria dove è posata una colomba (simbolo dello Spirito Santo), che testimonia la gravidanza di Maria che porta in grembo il Messia.

Nella parte sinistra è presente, inoltre, un nucleo urbano che rappresenta la città di Gerusalemme e che riprende la Civitas Dei (la città di Dio), opera latina scritta da Sant’Agostino d’Ippona. Questa rappresentazione architettonica presenta caratteri gotici germanici.

Sparsi nel resto dell’affresco, sono presenti numerosi simboli che raffigurano soggetti di varia natura, legati a significati religiosi e talvolta di difficile decifrazione.

Avvicinati ora alla zona absidale per ammirare l’altare maggiore